Dai Conti di Gorizia al governo degli Asburgo, passando per la parentesi napoleonica, l’annessione all’Italia dopo la Prima guerra mondiale e la spartizione tra Italia e Jugoslavia – poi Slovenia – con i Trattati di Parigi. Il Goriziano, e con lui Nova Gorica e Gorizia, ha vissuto sulla propria pelle gli stravolgimenti storici e geopolitici dell’Europa. Un territorio diviso tra due Paesi, ma unito nello spirito e negli intenti: creare la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Tutto ha inizio con i patriarchi di Aquileia e i Conti di Gorizia nell’XI secolo. È sotto il loro controllo politico e amministravo che il Goriziano acquisisce per la prima volta l’unità, comprendendo il Collio e il Carso e l’area abbracciata da quattro fiumi: l’Isonzo e i suoi confluenti Vipacco, Iudrio e Idria.
Poi, nel XV secolo, il testimone passa nelle mani della casa d’Asburgo: l’ultimo conte, Leonardo, muore senza discendenti lasciando in eredità la contea a Massimiliano I d'Asburgo. Entra allora in gioco anche la Repubblica di Venezia, desiderosa di far valere i propri diritti feudali e di successione ai conti di Gorizia. Nel 1508 i veneziani dichiarano guerra agli Asburgo, con un esito disastroso: la sconfitta veneta nella Battaglia di Agnadello del 1509 conferma il governo asburgico della regione, destinato a durare per altri quattro secoli, eccetto che per la breve parentesi napoleonica.
Parentesi che, più precisamente, ha inizio nel 1809 con l’annessione del Goriziano alle Province Illiriche, fino al 1813 e alla caduta di Napoleone. Da qui, i confini vengono ridefiniti per restare poi invariati fino alla fine della Prima guerra mondiale. Infatti, nel 1918 l’Italia occupa l’intera area, che con il Trattato di Rapallo (1920) diventa ufficialmente parte del Regno d’Italia. Così la Provincia di Gorizia viene prima soppressa, con l’annessione dei suoi territori alla Provincia del Friuli nel 1923, e in seguito ristabilita nel 1927.
Ma è con la Seconda guerra mondiale che il Goriziano subisce i cambiamenti più influenti. Dopo la grande guerra, viene prima occupato dall'esercito di liberazione e poi diviso in due zone tramite gli Accordi di Belgrado e Duino del 1945: la zona A amministrata dalle forze armate anglo-americane, e la zona B, amministrata dalla Jugoslavia. Il Goriziano diventa così oggetto di una intensa contesa dal punto di vista politico e diplomatico, cui pone rimedio il Trattato di Pace di Parigi del 1947: gran parte del territorio è assegnato alla Jugoslavia e la restante parte, compresa Gorizia, all’Italia.
Il nuovo confine – che nei primi anni è pressoché invalicabile – corre ai lati della città di Gorizia dividendola dal suo entroterra, così come corre ai margini del territorio jugoslavo privandolo del suo centro nevralgico. Con Gorizia dall’altro lato del confine, nel 1948 comincia la costruzione di una nuova città, Nova Gorica.
Nel 1949 Italia e Jugoslavia firmano l’Accordo di Udine, che regola e facilita il traffico nell’area transfrontaliera. Nel 1975 un altro trattato, di Osimo, rende definitive le frontiere terrestri e marittime tra i due Stati, con accordi sulla loro collaborazione economica che migliora le condizioni di vita della popolazione al confine.
Poi, nel 1990, inizia l'ennesimo stravolgimento geopolitico in Europa: la disgregazione della Jugoslavia, che cerca di reprimere il tentativo sloveno di creare uno stato indipendente. Dopo una guerra durata dieci giorni e i successivi negoziati del 1991, la Slovenia dichiara ufficialmente la propria indipendenza. Nel 2004 ottiene il riconoscimento della comunità internazionale diventando membro UE e nel 2007 entra a far parte dello spazio Schengen.
L’area transfrontaliera rappresenta da sempre un luogo importante e strategico per entrambi gli Stati, oltre che uno strumento di sviluppo sotto tanti punti di vista: cultura, economia, commercio, trasporti. Dai comuni limitrofi divisi dal confine, quindi, cresce il bisogno di stabilire nuove forme di collaborazione, di coesione e di scambio. Un bisogno che diventa realtà nel 2010 con l’istituzione del Gruppo europeo di cooperazione territoriale, GECT GO.
Il resto è storia, e ci conduce esattamente qui: alla prima Capitale europea della cultura transfrontaliera, con Nova Gorica e Gorizia alla guida di un territorio unito nello spirito e negli intenti.