18/05/2023
Ricordo Zoran Mušič, che ha vissuto a lungo a Parigi, e spesso ho avuto modo di parlare con lui della luce di Gorizia e dei suoi dintorni, scrive Evgen Bavčar che ha perso la vista all’età di dieci anni. "È stata questa luce che è riuscita a squarciare l'oscurità del XX secolo nelle sue opere, quando ha dipinto gli orrori dei campi di concentramento, ad esempio nella serie di opere ‘Noi non siamo gli ultimi’. Sono stato molto orgoglioso ad averlo incontrato a Parigi e di avergli potuto dire che anch'io avevo visto una volta la stessa luce, gli stessi fenomeni visivi legati al paesaggio, soprattutto a Brda, nella periferia di Gorizia o sull’altopiano carsico". Nonostante la cecità, Evgen Bavčar ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia dell’arte alla Sorbona di Parigi, è stato insignito del titolo di dottore honoris causa all'Università di Nova Gorica e all'Istituto di studi critici del Messico, oltre ad essere direttore e fondatore del Laboratorio invisibile proprio a Città del Messico. In Francia ha ricevuto la più alta onorificenza francese, è stato nominato Cavaliere della Legion d'Onore, ha ricevuto dal Parlamento Europeo il riconoscimento di “Cittadino d'Europa” e in Slovenia ha ricevuto l'Ordine al Merito della Repubblica di Slovenia. Vive tra il suo paese natale Lokavec, vicino ad Ajdovščina, e Parigi. La sua fotografia si basa sul buio, non sulla luce. Il buio che viene illuminato con una torcia tascabile, fino ad ottenere una sorta di espressione. Come lui stesso afferma, è un artista concettuale e non un fotografo in senso proprio, poiché non ha mai guardato attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Per lui l'immagine deve prima esistere nella sua coscienza e solo dopo cerca di realizzarla. Questo è il suo modo di comunicare che anche i ciechi hanno diritto all'immagine. Ogni persona che pensa, lo fa per immagini, e questo è anche il caso dei ciechi. Gli piace parlare di immagini artistiche, ne conosce molte, per descrizione. Parla di Mušič, Pilon, Špacapan, Černigoj, artisti che ci hanno dato un valore europeo e che vorrebbe vedere nella Capitale della cultura. Vuole toccare le mani dipinte da Veno Pilon. Così come una volta ha toccato la Venere nel museo di Napoli.