17/04/2023

Saša Dobričić, architetta, originaria di Rijeka, docente all'Università di Nova Gorica e ricercatrice nel progetto internazionale Urbinat, inserito nella parte verde (GO! GREEN) del programma GO! 2025. Ha studiato architettura a Venezia, il suo primo progetto importante è stato il complesso del Molino Stucky sulla Giudecca, un enorme complesso archeologico dove si è confrontata per la prima volta con il riuso degli edifici e ha imparato che è necessario prima studiare il contesto e dopodiché adattare il progetto a quel contesto. Durante il dottorato ha analizzato la metodologia della cartografia come modello epistemologico di pensiero, si è interessata a cosa sia un progetto, a cosa significhi pensare in modo orientato al progetto. Ha appurato che ogni volta che usciamo dalla nostra zona di comfort e affrontiamo qualcosa, entriamo in un progetto. È uno strumento per pensare. Con un progetto riproduciamo qualcosa che già esiste, ma non ha ancora una forma concreta. Per esempio, simuliamo il futuro sulla base di un'interpretazione del passato e di altre realtà. È convinta che la nostra umanità non sia più in grado di proiettare, la usiamo solo per realizzare qualche idea. Per questo le piace che la CEC sia un progetto che non si limita ai risultati materiali, ma che si concentra sul come si stabilirà un ecosistema intellettuale e produttivo che sia a lungo termine e in evoluzione dinamica. Saša Dobričić e Marco Acri, professore e conservatore, tra gli iniziatori del progetto internazionale Urbinat, si sono trasferiti da Venezia a Gorizia, lavorano all'Università di Nova Gorica e rappresentano un raro esempio di questo tipo di partenariato “transfrontaliero” ovvero di un "progetto". "In questa Nova Gorica non c'è a di più realistico dell'utopia", osserva Saša. E aggiunge: "Il confine non è una linea, è una zona, ci giocheremo, la ridefiniremo, la reinterpreteremo, perché gli europei, osserva, capiscono il futuro interpretando il passato. Qui la storia non butta via a."